Trieste - Casa Allodi (Casa delle Bisse), Casa Griot e Casa Czeicke
tra Via San Lazzaro, Via Amilcare Ponchielli e Via Santa Caterina da Siena

Casa Allodi detta Casa delle Bisse

Casa Allodi tra Via San Lazzaro e Via delle Torri: L'edificio, in stile neoclassico con elementi rococò francese, fu eretto nel 1771 su progetto di Giovanni Bubolini. Nel 1813 sul portale d'ingresso principale venne posto un gruppo scultoreo, voluto dal reverendo don Marco Sadnech, proprietario della casa dal 1793. Il gruppo raffigura un serpente, allegoria di Napoleone I, attaccato da tre aquile, che rappresentano l'Austria, la Russia e la Prussia. Dall'architrave pende una sfera dorata, posta in memoria di una palla di cannone sparata dai francesi nel 1813 che colpì questa casa. L'allegoria è stata voluta dal proprietario della casa quando i francesi, dopo una strenua resistenza, furono cacciati dal Castello di Trieste nel 1813. Durante il bombardamento tra mare e colle, una palla di cannone aveva colpito l'edificio ed è conservata ancora infissa all'ingresso, con la scritta: "Hoc me ornamento Galli affecerunt MDCCCIX".
Sempre all'interno c'è una seconda targa che reca scrittoi: "Aedes anno MDCCLXXI ob aque inopiam aceto absoluta" in quanto durante la costruzione, nel 1771, poiché in città mancava l'acqua e i pozzi erano secchi, il costruttore per restare nei tempi di consegna della casa, acquistà una grande quantità di aceto in un vicino magazzino di vini per preparare le malte.

Nel 1836 l'immobile fu acquistato da Carlo de Thuranskij, il quale lo cedette l'anno successivo a Catarina de Hochkofler. Nel 1850, dopo essere stato ereditato dal barone Sigismondo Konisbrun, fu acquistato da Maria Allodi.
Nel sottotetto abitabile per un periodo aveva il
suo atelier il pittore Giuseppe Tominz.
Nel 1928 casa Allodi risultava di proprietà di Alberto Bois de Chesne. Nel sottotetto abitabile per un periodo aveva il suo atelier il pittore Giuseppe Tominz. Il fabbricato fu oggetto di successivi interventi e l'aspetto attuale non rispecchia l'idea originaria dell'architetto Bubolini. I due balconi, in metallo fuso, non possono essere anteriori alla metà dell'Ottocento, quindi non sono quelli originali. Tra il 1897 e il 1958 furono eseguite delle modifiche alla facciata al pianterreno, mentre nel 1987 fu completato il restauro del gruppo allegorico sul portale d'ingresso.
Casa Allodi: Il bel portone di legno intarsiato fu costruito nel 1805, quando le truppe francesi vittoriose giunsero in città; in quell'occasione, per rendere omaggio ai nuovi padroni, venne intagliata sul portone l’aquila Napoleonica. Questo ambiguo comportamento ci conferma quanto sia mutevole l’atteggiamento degli uomini nei confronti dei nuovi governanti. La palla sul portone un tempo era tutta dorata, ma fu rubata e quindi sostituita con una più economica. (Fonte: Dino Cafagna)
Via San Lazzaro (da Corso Italia a via Carducci) Denominazione ottocentesca, che ricorda un'antica chiesetta del XV secolo dedicata a San Lazzaro, demolita verso la metà del XVIII secolo. Era ubicata presso l'attuale incrocio con il corso Italia, faceva parte di un antico e vasto ospedale per i lebbrosi la cui costruzione fu iniziata da Simone de Niblis o de Niblo nel 1414 e conclusa dalla sua vedova Marta solo nel 1424. Nel recinto dell'ospedale si trovava un pozzo, la cui acqua acidula era usata per i bagni degli ammalati, nel 1774 tale pozzo divenne la fontana di San Lazzaro che si trovava al centro della piazza della Legna (piazza Goldoni). - (Fonte Margherita Tauceri)
Via delle Torri su cui si affacciano Casa Allodi e Palazzo Diana, oltre alla facciata posteriore della Chiesa di Sant'Antonio: La denominazione "contrada delle Torri" o "contrada de la Tore" risale al 1873, inizialmente era apposto al tratto di via San Lazzaro, da l'odierna via delle Torri a via Carducci, in riferimento alle torri che svettavano sulla casa 935 del negoziante e console svizzero Andrea Griot, le torri vennero dipinte anche sulle pareti della casa, da Giuseppe Bernardino Bison (1762-1844), in seguito sparirono sotto gli stati di calce. Successivamente la denominazione passò al tratto di strada che congiunge piazza San Giovanni e via San Lazzaro. (Fonte: Margherita.Tauceri - facebook.com/groups/triesteierieoggi/)

Casa Griot
Casa Griot su Via San Lazzaro: L'immobile fu costruito nel 1770 su progetto attribuito all'architetto G. Fusconi. Nel 1842 la sopraelevazione fu eseguita da G. Pellarin. Nella facciata interna verso il cortile sono collocate, entro nicchie, quattro statue di figure allegoriche attribuibili ad Antonio Bosa. Nel palazzo la baronessa Kaiserstein Campagna, risposata von Goeschen, dava serate frequentate da illustri intellettuali cittadini e da ospiti stranieri.
L'edificio è noto come Casa Griot per esser stato di proprietà del commerciante, deputato di borsa e console d'Elvezia Andrea Griot dal 1803 al 1855, anno in cui la Comunità evangelica di confessione augustana lo acquistò per farne la propria sede. La Comunità evangelica di confessione augustana venne fondata a Trieste nel 1778. Per il culto venne dapprima utilizzata la chiesa del Rosario di piazza Vecchia, successivamente la Comunità fece erigere la chiesa di largo Panfili, inaugurata nel 1874. La sede della Comunità e l'ufficio parrocchiale si trovano però in via S. Lazzaro 19, dove in inverno si svolgono anche i culti che d'estate vengono officiati nel tempio di Largo Panfili. Nel 1856 il fabbricato venne adibito a sede delle scuole private unite delle Comunità evangeliche di Confessione Augustana ed Elvetica. La scuola, riconosciuta nel 1919 come scuola pubblica italiana, è rimasta in funzione fino al 1939.
L'immobile a pianta rettangolare con cortile interno, rappresenta un caratteristico esempio di edificio teresiano, formato da un alto pianterreno ad uso mercantile e da due piani d'abitazione, sul quale si innesta al centro un'alta torre, che costituisce un elemento architettonico inconsueto nell'elegante struttura settecentesca. Al piano terra si aprono tre aperture ad arco, tra cui il portale centrale con colonne che sorreggono una trabeazione a triglifi e metope, legato al soprastante poggiolo con ringhiera in ferro. Le finestre del primo piano sono sormontate da frontoni lineari, mentre quella centrale è timpanata. La scala interna è sorretta da colonne binate. Il prospetto verso corte è nobilitato da quattro statue collocate in nicchie. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Casa Czeicke

Casa Czeicke su Via Amilcare Ponchielli
La testa posta sul portone di Via Ponchielli 3 dovrebbe rappresentare il commerciante greco Androulaki al quale era appartenuta la casa.

Casa Czeicke su Via San Lazzaro
Casa Czeicke tra Via San Lazzaro, Via Amilcare Ponchielli e Via Santa Caterina da Siena: L'edificio, costruito alla fine del XVIII secolo su progetto dell'architetto Giovanni Bubolini, è un'interessante opera in stile barocco, con spunti dal barocco viennese e bavarese.
Nel 1857 l'immobile venne interessato da lavori di modifica su progetto di Giuseppe Sforzi, consistenti nella sopraelevazione del terzo piano, la costruzione dell'ala posteriore e nella decorazione della facciata. Ulteriori modifiche, a livello della facciata del pianterreno sono state effettuate tra il 1901 ed il 1968. Alla fine del Settecento la casa, già proprietà della famiglia Tribuzzi, venne intestata a Michele Andrulachi e a Giovanni Tabisco.

Casa Czeicke su Via Santa Caterina da Siena

E' verosimile che i mascheroni in chiave d'arco sui portali laterali dell'edificio riproducano le sembianze dei due, mentre il panduro sopra il portale principale in via Ponchielli, pare riproduca l'effigie di Giovanni Andrulachi. Nel palazzo avevano sede la ditta Andrulachi, Tabisco & Co, la Società greca di Assicurazioni e la Banca d'affari degli Andrulachi. Nel 1820 la casa venne acquistata dal commerciante Ignazio Czeicke, e da allora è conosciuta con il nome di casa Czeicke. Tra il 5 e il 7 settembre 1889 in quest'edificio fu ospitato il generale Menotti Garibaldi.
La testa posta sul portone di Via Ponchielli 3 dovrebbe rappresentare il commerciante greco Androulaki al quale era appartenuta la casa.

L'edificio, a pianta quasi quadrata con corte interna, presenta tre affacci. Le facciate si sviluppano su cinque livelli costituiti da pianoterra, ammezzato e tre piani superiori. Una cornice marcapiano separa la parte inferiore, trattata ad intonaco grigio, dalla parte superiore dell'edificio, trattata ad intonaco giallo. A livello dell'ammezzato gli spigoli del fabbricato sono resi più evidenti dall'uso del bugnato. Il prospetto principale, su via Ponchielli, è caratterizzato da un portale ad arco a tutto sesto con un concio decorato in chiave di volta sormontato da un balcone barocco in pietra traforata sorretto da due coppie di mensole e da un panduro. Sul balcone si apre una porta finestra sormontata da lunetta e stemma collocato sulla trabeazione. Le finestre del primo piano presentano frontoni triangolari e curvilinei, mentre le finestre del secondo piano sono sormontate da un semplice frontone lineare. L'edificio è coronato da una cornice a dentelli sotto lo sporto di linda e mascheroni di gronda. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Tra il 5 e il 7 settembre 1889 fu ospite il generale Menotti Garibaldi.


Via San Lazzaro 9

Via San Lazzaro 13
Via San Lazzaro 11


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